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domenica 31 ottobre 2010

Relazione del Segretario Provinciale del PD di Matera Pasquale Bellitti
(Matera, 31 ottobre 2010)
Care amiche e cari amici,
consentitemi innanzitutto di ringraziare ognuno di voi e ogni singolo iscritto che ha voluto
contribuire alla stesura di una nuova e fondamentale pagina del nostro difficile cammino verso il
compimento del progetto del Partito Democratico. Un progetto tanto ambizioso quanto
complesso, alla cui realizzazione dobbiamo concorrere con lo stesso coraggio e abnegazione con
cui siamo giunti alla unitaria scelta del segretario provinciale di Matera, grazie anche all’atto di
responsabilità e alla lungimiranza di Carmine Lisanti e Nicola Trombetta, ai quali va il mio
particolare ringraziamento. Oggi posso affermare con orgoglio che da qui parte un nuovo
cammino, che, nonostante le tante criticità ancora da superare, ci potrà consentire di mettere in
campo una grande sfida: una rinnovata passione civile, nuove opportunità, futuro. Una sfida che
vorrò affrontare con tutti voi, con tutta la squadra, e lo voglio fare già da oggi, chiamando a
collaborare con me un vice segretario rappresentante di “Area Democratica”, con la presidenza
dell’assemblea affidata a un rappresentante di “Movimento democratico”, a rappresentare la
concreta integrazione tra le varie sensibilità attualmente presenti nel nostro partito. E voglio dire
subito, qui, che pur essendo stato candidato da una parte, sarò il segretario di tutti, senza
tentennamenti o ripensamenti. E a nessuno saranno consentiti tentativi di condizionamento che
non rientrino nei canoni di un fisiologico confronto, rispettoso dei ruoli e delle regole che insieme
stabiliremo, per ovviare alla erraticità della nostra azione politica. Il futuro, il bene comune, non
può attendere, né può essere arrestato o mortificato da piccoli interessi di bottega. La posta in
gioco è molto alta: il ripristino di una dialettica democratica ormai dismessa per mano del governo
Berlusconi, un governo autoritario e autoreferenziale, incapace di indicare percorsi e soluzioni alle
tante emergenze che popolano lo scenario di un’Italia dilaniata. Un Governo ormai bocciato e da
licenziare per giusta causa immediatamente, un governo che ha tradito il mandato elettorale e la
fiducia degli elettori, smantellando lo stato sociale e democratico, accompagnando l’Italia in un
profondo abisso.
Nulla dobbiamo inventarci per poter andare avanti, ma solo volerlo, forse rispolverando e
valorizzando gli insegnamenti e le premesse dei padri fondatori dei partiti dalla cui convergenza e
sintesi nasce il PD. Interpretare la fisiologica e necessaria evoluzione del pensiero e dell’agire
politico dovrà essere il nostro esercizio quotidiano, nell’ottica del recupero di un dialogo da tempo
interrotto con il nostro elettorato e, più in generale, con il territorio.
Gramsci ammoniva che l’assenza di un continuum tra storia ed evoluzione di un partito e della
politica in generale rappresenta di fatti la mortificazione e l’annullamento della incisività della
politica stessa.
“Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le
grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa…
Una generazione vitale e forte… tende invece a sopravalutare la generazione precedente perché è
la propria energia che le dà la sicurezza che andrà più oltre”.
Alfredo Reichlin in un suo recente libro ricorda come “L’Italia moderna sarebbe
incomprensibile se i padri del socialismo… non avessero fatto quella predicazione intellettuale e
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morale e quella trasformazione e incivilimento delle plebi che sappiamo. E se qualcosa di simile
non avessero fatto certo cattolicesimo sociale e, in certe regioni, il repubblicanesimo. E’ lì che sta il
codice genetico del riformismo italiano e del Partito democratico… Socialisti, cattolici e
repubblicani” organizzarono “le forze sociali emergenti” e trasformarono “le menti… Il realismo di
quei movimenti, ciò che fondava la loro forza e la loro concretezza, stava nel fatto che la politica
non si vergognava di produrre senso e visione del mondo… La politica non aveva paura di parlare
del destino dell’umanità intera, ma lo faceva organizzando le leghe e cercando la gente nelle stalle
e nelle osterie… La politica vera, la sostanza della nostra storia”, la nostra forza “è stata questa: la
formazione del popolo italiano”.
Ecco, allora, come noi, forti della nostra storia dobbiamo ritornare a cercare la gente, forse non
più o non solo nelle stalle e nelle osterie o nei campi, ma nelle scuole, nelle fabbriche in
dismissione, nel mondo del precariato, nei focolai delle crisi sociali, dove, spesso, la politica non
riesce ad arrivare o penetrare, forse per perbenismo, forse per paura del confronto, forse per
inadeguatezza. Noi dobbiamo ripartire da lì, accettando e ottimizzando, anche come forza di
governo locale e regionale, le critiche e gli opportuni spunti per ristabilire un rapporto nuovo tra
politica e popolo e approntare una stagione di rinnovato impegno che ci aiuti a superare il guado.
Insomma, per dirla con Bersani, “dobbiamo metterci all’altezza del nostro compito, dobbiamo
metterci in sintonia con i problemi del nostro Paese e organizzarne la riscossa”, attraverso un
grande progetto di futuro e opportunità.
La tappa congressuale di oggi rappresenta un momento cruciale del nostro cammino. Non un
semplice rito. Oggi dobbiamo stringere un patto di fedeltà ai principi che ci tengono dentro lo
stesso partito e scrivere la carta degli obiettivi e degli impegni, prerequisito essenziale per incidere
sulle problematiche del Paese, dalla questione morale, al lavoro, al diritto alla pubblica istruzione e
alla scuola, alle pari opportunità, alla giustizia, all’inclusione sociale, all’ambiente. Non ci manca la
cognizione dei problemi, ma non riusciamo a far percepire al nostro elettorato la differenza tra la
nostra proposta e il berlusconismo, non riusciamo a trovare il giusto appeal e le adeguate strategie
per attrarre l’interesse, il sostegno e la fiducia del sempre crescente popolo dell’astensionismo
che, se da una parte è scontento delle politiche del centro-destra, dall’altra non è convinto della
qualità della nostra proposta. Se, come dice Bersani, “quando piove piove per tutti”, noi non
possiamo rassegnarci ad uscire ancora senza l’ombrello, dobbiamo moltiplicare lo sforzo per
evitare di continuare a subire l’indiscriminato e qualunquistico giudizio che uniforma e appiattisce
verso il basso tutta la politica e tutti i partiti. Certamente non siamo campioni di comunicazione
mediatica, ma nessuno può battere la tradizione del “porta a porta” dei nostri predecessori, quella
nobile abitudine che attribuiva a ogni singolo cittadino significato, ruolo e dignità, da cui scaturiva
coinvolgimento e inevitabile responsabilizzazione. La qual cosa rappresentava di fatto un volano
imprescindibile per la diffusione capillare del messaggio politico e per la creazione del consenso.
Questo metodo ha fatto grandi i nostri partiti di origine e ne ha garantito la tenuta, partiti che
trovavano nelle moltitudini degli iscritti un patrimonio inestimabile ed irrinunciabile di militanti
attivisti.
Chi come me ha avuto l’opportunità e l’onore di amministrare una città ha potuto toccare con
mano la voglia di coinvolgimento e condivisione delle scelte da parte dei cittadini, che, in virtù di
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un esaltato senso della partecipazione democratica, spesso rifiutano aprioristicamente le scelte,
anche quelle migliori, imposte dall’alto.
Oggi la sfida per un nuovo corso della politica e un rinnovato riformismo la si vince superando
lo scetticismo e la delusione di chi sta ai margini delle dinamiche, collocandosi in una zona
d’ombra e di indolenza, nell’area del tanto peggio tanto meglio. Gli steccati che ci separano dal
paese reale sta a noi abbatterli, e non al centro-destra che in tale contesto sguazza
inopinatamente.
Una proficua stagione di riforme si inaugura, intanto, rilanciando l’etica della politica per
garantirne credibilità e affidabilità. Politica che non può essere intesa come fonte alternativa di
reddito, ma grande momento di passione civile, una vera e propria missione scevra da tentazioni
carrieristiche ed utilitaristiche.
Per questo è tempo di mettere fine alle schermaglie dei posizionamenti tutte interne ad una
logica poco comprensibile da chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. E’ tempo, cioè, di dare
un forte segnale di inversione di rotta. Bisogna chiaramente definire la nostra identità e portarla
con coraggio, con forza e unitariamente all’esterno. Fuori da qui la gente vuol sapere quale
proposta politica esprime il segretario Bellitti e non già a quale anima del partito o, peggio ancora,
a quale corrente appartiene. Sia chiaro che la dialettica è l’espressione più elevata e nobile della
democrazia e io per nulla rinuncerei al necessario confronto per la definizione e la condivisione di
programmi e percorsi. Questo, però, appartiene alla fase del laboratorio, ma diagnosi e terapia
non possono che essere univoche ed inequivocabili. Qui sta la forza di un partito plurale, in cui la
pluralità si esprime in modalità di analisi anche diverse, ma tese a definire chiaramente gli
obiettivi e le strategie più adeguate ed efficaci. Come dice Bersani “in un Partito necessariamente
e utilmente plurale, non dobbiamo ossificare gli schieramenti congressuali né possiamo
compensare questo rischio con dei politicismi fatti in casa. Lavoriamo assieme al progetto,
coinvolgiamo ad ogni livello territoriale tutte le sensibilità, non accettiamo che qualcuno abbia la
sensazione, giusta o sbagliata che sia, di essere escluso; impariamo a conoscerci meglio nel lavoro.
Ciascuno di noi sappia, a cominciare da me, che quando parla o quando agisce maneggia una
proprietà indivisa, un patrimonio comune non frazionabile in feudi personali o in ambizioni
personalistiche”.
Da qui desidero partire per affrontare il mio mandato, con la consapevolezza dei problemi e
della loro complessità e la certezza della determinazione e dell’entusiasmo nel voler perseguire le
più giuste soluzioni, con grande umiltà e unitamente alla pluralità degli iscritti. Il partito di
maggioranza relativa nell’ambito della maggioranza che governa Regione e Province ha il dovere di
guidare i processi in atto.
Per fare ciò bisognerà strutturare meglio il partito. Un partito che soffre in periferia, dove il
popolo degli iscritti chiede di entrare a pieno titolo nelle scelte strategiche dei livelli superiori.
Chiede ad essi maggiore presenza nei territori. La periferia soffre anche perché il PD è ancora in
molti casi considerato frutto di una fusione a freddo delle varie anime e non già il risultato di un
necessario percorso di integrazione che dia corpo e anima unica alla compagine e alle scelte che
essa andrà ad operare. E allora dovremo ripiegarci nella riorganizzazione dei circoli territoriali dove
incrostazioni di primogenitura non giovano alle dinamiche politiche locali. I congressi celebrati nei
giorni scorsi hanno messo a nudo la cruda realtà che si vive in molti circoli, dove la vivacità del
dibattito politico, spesso, porta ad una inopportuna esasperazione delle relazioni interne che, a
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volte, si traducono in creazione di rigidi steccati interpersonali. E poi la guerra nelle piazze, quelle
vere e quelle virtuali. Per favore, recuperiamo i luoghi del dialogo e del dibattito, le sezioni;
consegnamo loro il giusto e necessario ruolo pedagogico e formativo. Tale fotografia ci dà anche la
misura del gravoso lavoro che ci aspetta per raggiungere l’obiettivo della concretizzazione
compiuta di un grande partito di governo. Sarà, pertanto, di vitale importanza cominciare ad
affrontare le criticità territoriali più significative, per trovare la necessaria serenità e sintonia che
possa consegnarci l’autorevolezza e il giusto spirito per portare nel partito i problemi dei cittadini,
anzichè portare presso i cittadini i problemi del partito.
Bisognerà, pertanto, cominciare a lavorare subito, a partire da domani. E’ mia intenzione
convocare proprio per domani i segretari di circolo per mettere a punto un metodo condiviso per
raggiungere ogni angolo del territorio provinciale e predisporre il calendario di incontri con i
singoli circoli da completare entro i prossimi due mesi.
Con la consapevolezza che i processi fondativi dell’unità richiederanno ancora fasi di
accompagnamento, ognuno di noi avrà l’onere di partecipare alla migliore riuscita dell’intrapresa,
per poter autorevolmente rappresentare le istanze del centro-sinistra, anche attraverso la
meticolosa costruzione di alleanze politico-programmatiche utili a farci riconquistare la credibilità
necessaria per il governo dei territori.
Spesso le alleanze territoriali scontano la necessità di rispondere a cartelli precostituiti o di
circostanza, tesi a superare lo scoglio elettorale. Oggi noi dobbiamo imporre la irrinunciabile
costruzione di alleanze utili, oltre che alla vittoria, alla proficua attività amministrativa,
preoccupandoci di garantire la governabilità anche attraverso la compiuta legittimazione del ruolo
e dell’attività dei sindaci, a partire dalla città di Matera, che non possono né devono trovare
condizionamento ed impedimento nella lotta per i posizionamenti, spesso motivo di inerzia,
inefficacia e, a volte, chiusura anticipata di esperienze amministrative. Bisogna stringere un forte
patto tra partito e rappresentanti istituzionali, che preveda reciproco rispetto e legittimazione pur
nella necessaria e, a volte, vivace dialettica tesa non già a creare vincoli e dipendenze, ma a
garantire la più utile sintesi e la migliore soluzione ai problemi in discussione. E’ questa una grande
prova di lungimiranza da considerare come metodo universale per far vincere la politica, quella
vera! In quest’ottica va considerato necessario un ragionamento anche sul tipo di alleanze e sulle
modalità di costruzione delle stesse. E qui torna ancora una volta la politica, tornano i partiti,
assieme ai quali definire coalizioni che abbiano il respiro lungo, senza indugiare in raffazzonate ed
estemporanee alleanze con aggregazioni civiche che, ad essere ottimisti, hanno la durata di una
stagione, e spesso sono tese a coltivare interessi di nicchia. Un grande partito di governo deve
poter e saper coltivare la sana ambizione di una visione globale dei problemi e tentarne le
soluzioni. Solo con queste premesse potremo dare la stura ad una rinnovata stagione che rilanci le
istanze della politica confinando le spinte localistiche e campanilistiche, spesso freno alla
opportuna rete di relazioni e di continuità tra periferia e centro. Bisogna cominciare a parlare lo
stesso linguaggio ovunque e predisporre una metodologia politica universalmente condivisa. Se
riusciremo a farci latori di tale esigenza potremo guidare le scelte dell’intero centro-sinistra in cui,
pur con ruolo leader, il PD si dovrà preoccupare di non mortificare nessuna sensibilità,
ottimizzandone il valore aggiunto.
La coesione di una compagine, infatti, rappresenta il miglior viatico per poter affrontare e
vincere le sfide che ci attendono. E noi non possiamo rinunciare ad essere il segnapassi di un
nuovo corso della programmazione politica ed amministrativa nella nostra Provincia e nella nostra
Regione.
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Analogamente a quanto già proficuamente avviato dal nostro segretario regionale Roberto
Speranza, il PD della Provincia di Matera, dovrà essere il laboratorio della programmazione,
dotandosi degli strumenti necessari per analisi e sintesi dei temi dell’agenda politica, condividendo
le scelte all’interno di forum tematici aperti alla partecipazione di iscritti, simpatizzanti, esperti di
settore e amministratori, per predisporre le migliori soluzioni possibili ai temi in discussione. Per
consentire un più ampio coinvolgimento ed impegno ritengo utile l’istituzione di coordinamenti
territoriali per aree omogenee. In tal modo si potrà garantire maggiore prossimità ai problemi dei
cittadini. Tutto questo non avrà senso compiuto se, di pari passo, non ci sarà un convinto
coinvolgimento dei giovani, di quelli, tanti, che già animano le nostre attività e di quelli che ancora
ci guardano con scetticismo e diffidenza. A loro va rivolto un forte appello alla partecipazione e al
protagonismo, alla condivisione delle scelte per il loro futuro. In quest’ottica, le preoccupazioni, le
ansie, le istanze e le aspettative delle nuove generazioni devono rappresentare il cuore del nostro
impegno e della nostra programmazione. D’altra parte un percorso in tale direzione è stato
proficuamente intrapreso da Roberto Speranza, egli stesso giovane, che ha voluto dare un
tangibile e concreto segnale coinvolgendo molti giovani negli organismi di partito.
La Basilicata, Regione dalle innumerevoli risorse umane, territoriali, culturali, ambientali,
sociali, non può più attendere. Un popolo, quello lucano, che viene da lontano, che ha saputo
superare le diverse congiunture negative imposte dallo sviluppo a due velocità dell’Italia
industriale e post-industriale, oggi, in epoca di federalismo, dovrà trovare nella peculiarità delle
sue risorse la chiave e il volano di un nuovo sviluppo, in cui le future generazioni vedranno
garantito e soddisfatto il diritto a pari opportunità senza dover continuare a ricercarlo in altre
realtà geografiche. E di questo dobbiamo essere i garanti noi, il PD.
I temi del lavoro devono essere al primo posto dell’agenda politica. In sintonia con la Giunta
Regionale e l’Amministrazione Provinciale dobbiamo lavorare al rilancio dei siti industriali e delle
aree a vocazione turistica per garantire la crescita dei livelli occupazionali. La Val Basento, agli inizi
degli anni sessanta, ha rappresentato il laboratorio per una grande stagione industriale che, con
tutti i limiti possibili, ci ha fatto accarezzare il sogno di un miracolo economico. Troppo presto,
però, ci siamo svegliati e il sogno si è rivelato un incubo, generato, da una parte, dalla crisi
strutturale del sistema industriale e, dall’altra, dalla mancata crescita di una classe imprenditoriale
locale che potesse giovarsi delle risorse e degli incentivi destinati agli investimenti. I vari
provvedimenti tesi a creare convenienze localizzative degli investimenti, nonostante i grandi sforzi
prodotti dalla Regione Basilicata, hanno trovato un grande limite, oltre che nella crisi della
produzione industriale, nella assoluta mancanza di ricerca in innovazione tecnologica da parte
delle aziende che nel tempo si sono avvicendate nei nostri siti industriali. Bisognerà, quindi,
individuare nuovi filoni di investimento e stimolare l’imprenditorialità autoctona anche attraverso la semplificazione degli iter burocratici, che, spesso, rappresentano un limite e un pregiudizio alle già sporadiche iniziative che si tenta di mettere in campo. Interessanti strumenti a disposizione di giovani e di donne imprenditrici, spesso hanno mostrato la loro scarsa efficacia a causa di lungaggini burocratiche, difficoltà nell’accesso al credito e ritardi insostenibili nella erogazione dei contributi, che hanno difatti rallentato l’auspicato sviluppo autopropulsivo. Bisognerà individuare un sistema di incentivi reali e di premialità attraverso strumenti efficaci, non necessariamente o essenzialmente di tipo economico. Per tale motivo la Regione Basilicata ha messo e sta mettendo in campo azioni tese a superare tali difficoltà. Facilitazione dell’accesso al credito, con l’ente pubblico garante attraverso i consorzi fidi, per evitare gravose e spesso insostenibili esposizioni verso Istituti di Credito. Rapidità della valutazione dei progetti per evitare che l’avvio delle attività avvenga tardivamente rispetto alle opportunità di mercato. Snellimento e semplificazione delle procedure attraverso sportelli unici. Se da una parte vanno garantiti gli imprenditori, dall’altra non si può tollerare il continuo attacco al diritto al lavoro e ai diritti dei lavoratori, al giusto salario e alle necessarie relazioni sindacali, da parte di una certa classe imprenditoriale, sprezzante delle regole della civile convivenza e, ancor più grave, delle leggi dello stato democratico. L’arroganza, la sfrontatezza e la certezza dell’impunità consente persino di disattendere sentenze della magistratura che condannano comportamenti lesivi della dignità, della libertà e dei diritti dei lavoratori, nell’assoluta complice indifferenza del Governo di centro-destra. Il PD di Basilicata, a partire dai fatti di Melfi e dalle ultime intollerabili e deprecabili dichiarazioni di Marchionne, dovrà, senza ulteriori indugi e con maggiore incisività, coinvolgendo l’intero partito nazionale, sollecitare l’inderogabile avvio di una fase di confronto democratico e di concertazione, che trovi
nell’imprescindibile rinnovata unità delle sigle sindacali storiche, lo strumento di maggiore
garanzia per i lavoratori e il più efficace deterrente per chi vorrebbe acuire il conflitto sociale e
trascinare il Paese in una nuova e pericolosa stagione di oscurantismo.
Parlare di lavoro significa parlare anche e soprattutto di giovani, che rivendicano opportunità
di inclusione nei processi produttivi, avviamento al lavoro, valorizzazione delle loro esperienze e
professionalità, soprattutto in una regione ad elevato tasso di scolarizzazione, in cui il numero di
laureati disoccupati è in vertiginosa ascesa e la migrazione giovanile e la fuga di cervelli assume
ormai dimensioni allarmanti, con il rischio evidente di un ulteriore spopolamento della nostra
Regione. Un’utile risposta a tale emergenza sta nella predisposizione di strumenti utili al sostegno
e all’accompagnamento al lavoro, come il reddito ponte, che comunque da soli non sono
sufficienti a debellare il fenomeno, soprattutto in virtù dell’assoluta latitanza del Governo
Berlusconi, in tutt’altre faccende affaccendato e dalle quali non può distrarsi.
La valorizzazione dei prodotti e del territorio, rappresenta un prezioso strumento di sviluppo
soprattutto in agricoltura e nel turismo, vera ricchezza strutturale della nostra Regione. In questo
filone di attività è possibile collocare uno sviluppo ecosostenibile in stretta sintonia con la sempre
crescente sensibilità ambientalista della nostra gente. Anche, ma non solo in questa ottica,
andranno, quindi, rigettate con sempre maggiore determinazione, come ha fatto egregiamente ed
efficacemente nel passato e sta facendo ora il Governo della nostra Regione, le iniziative messe in
campo dal governo nazionale che vogliono fare della nostra Regione un ricettacolo di rifiuti tossici
e radioattivi.
Salvaguardare e valorizzare la bontà del nostro territorio con la sua orografia complessa e
completa in grado di garantire una adeguata offerta turistica, integrata e destagionalizzata,
rappresenta un’altra delle scommesse che si possono vincere. Non possiamo più essere ancorati e
condizionati da un turismo stagionale e prevalentemente costiero e balneare, legato per lo più a
desueti e improduttivi villaggi turistici, che non riescono a garantire neppure i minimi livelli
occupazionali paventati nè tantomeno economia utile ai territori di insediamento.
Non ci può essere sviluppo senza infrastrutture adeguate. In questo settore la Regione
Basilicata e le due Province hanno già fatto tanto e tanto stanno facendo, ma andrà moltiplicato lo
sforzo per garantire alle nostre comunità il necessario ammodernamento della viabilità, utile ad
una più completa e proficua integrazione dei territori e ad una maggiore facilità di scambi, utili per far uscire dall’isolamento e favorire lo sviluppo di molte aree interne della nostra Regione a rischio di spopolamento. Coltiviamo ancora il sogno della realizzazione di un’aviosuperficie al servizio del turismo, dell’agricoltura e di quanto ancora si può salvare e rilanciare nelle aree industriali. E’ tempo di definire e completare i percorsi avviati: troppo tempo abbiamo atteso!
Se l’emergenza occupazionale presenta una priorità di intervento, altrettanto fondamentale è
il tema delle politiche sociali e dei diritti, primo fra tutti il diritto alla salute, che un partito di
centro-sinistra, non può sottovalutare.
Di grande attualità è la riforma del sistema sanitario e socio-assistenziale. Il Governo
Berlusconi sta sempre più minando dalle fondamenta lo stato sociale, attraverso continui tagli alle
risorse destinate alle politiche sociali e alla sanità, scaricandone il peso e la responsabilità di
gestione sulle Regioni che si vedono costrette a fronteggiare i costi attraverso fondi propri. Anche
Regioni come la Basilicata, esempio di Regione virtuosa, per fronteggiare le criticità sono costrette ad operare scelte di razionalizzazione che spesso prestano il fianco ad iniziative populistiche e demagogiche che ostacolano la definizione dei necessari e utili percorsi di riordino del sistema sanitario regionale. Non sfuggono a nessuno i vari focolai di protesta che si sono di recente accesi in vari territori della Basilicata, e non solo, in risposta ai tentativi di riordino della rete ospedaliera. Sarà opportuno e necessario predisporre un piano sanitario moderno ed efficace che risponda alle nuove esigenze di domanda ed offerta per continuare a garantire ai nostri cittadini il diritto ad una salute di qualità, evitando tentativi estemporanei ed erratici di riordino prima ancora di aver definito ruoli, funzioni e identità dei vari presidi. Sarà necessario, altresì, operare una perequazione nella destinazione delle risorse tra le due Province attraverso la revisione dei criteri di riparto. La diversificazione delle funzioni ci trova d’accordo, ma essa dovrà coniugarsi con una adeguata dotazione di risorse umane e strumentali.
Se la sanità del futuro sarà sempre più territorio e sempre meno ospedale, allora adoperiamoci
per destinare le adeguate risorse necessarie all’avvio di tale processo innovativo secondo i canoni
di modernità ed efficienza. L’utilizzo intelligente delle risorse, la diversificazione delle funzioni e la
predisposizione di una rete ospedaliera e territoriale in grado di prendere in carico il paziente e
garantirgli assistenza ed accompagnamento, rappresentano non solo una sfida di qualità, ma
anche di risparmio. Un tema strategico di grande attualità, come quello dell’approviggionamento energetico non puo’ essere estraneo all’agenda del nostro partito. In epoca di riesumazione del nucleare noi dobbiamo lanciare con forza e determinazione la sfida delle fonti alternative, delle fonti rinnovabili. Se da una parte grandi uomini di scienza si preoccupano di tranquillizzarci sull’energia nucleare, ritenuta in assoluto la più pulita, ancora rimane irrisolto il nodo dello smaltimento delle scorie. Ancora incombe sulla nostra Regione lo spettro di un grande cimitero di scorie radioattive.
La Regione Basilicata ha già dato tanto alla causa e tanto sta ancora dando, garantendo la
copertura di una quota significativa del fabbisogno nazionale di petrolio attraverso i propri
giacimenti. Non potrà tollerare, pertanto, e saprà respingere con tutte le sue forze ogni ulteriore
minaccia all’ambiente da parte del Governo nazionale.
Il nostro partito si dovrà fare, inoltre, promotore di un rinnovato ed efficace impegno della
Pubblica Amministrazione per far decollare compiutamente i programmi di raccolta differenziata,
che ci vedono ancora molto distanti dal raggiungimento di standard accettabili. I fatti di questi
giorni indicano chiaramente che il problema dei rifiuti non può essere affrontato
estemporaneamente, a macchia di leopardo e in maniera discrezionale, o con le disgustose
apparizioni e rassicurazioni messianiche di Nostro Signore Silvio Berlusconi. La messa in campo di una sistematica e stringente iniziativa tesa a sensibilizzare i cittadini e obbligare tutte le pubbliche amministrazioni ad avviare e rispettare i programmi di raccolta differenziata rappresenta, quindi, una opportunità e una necessità di grande valenza civile, ambientale ed economica non più derogabile. Mentre il Governo Berlusconi, ad ogni manovra finanziaria, cela, dietro paventate riforme, continui attacchi allo stato sociale, alla scuola e alla Università pubblica, la Regione Basilicata si fa garante attraverso fondi propri anche del fondamentale diritto alla pubblica istruzione, sostenendo l’Università e integrando le scarse risorse destinate dal governo ai precari della scuola, anche per garantire livelli occupazionali. Qui sta la sostanziale differenza tra il buon Governo e il non governo, tra noi e il centro-destra, sta soprattutto nel significato e nell’attenzione che attribuiamo allo stato di diritto. E’ una diversità genetica, di cultura, di programmazione, di finalità e di capacità amministrativa. Le risorse umane, l’istruzione, la ricerca, la formazione non sono per noi meri enunciati o momenti di propaganda, ma fatti compiuti, nella convinzione che senza investimento in tale direzione non c’è opportunità, non c’è futuro. E noi, il Partito Democratico, alle nuove generazioni vogliamo lasciare i segni tangibili di una politica seria, della politica del fare, di una grande tradizione di straordinaria generosità, affinché la nostra grande terra di Basilicata possa continuare a crescere.
Amiche e amici, i temi in agenda sono tanti, la sfida che ci aspetta è impegnativa ed ambiziosa e richiederà la partecipazione di tutti. Ognuno degli iscritti, ogni attivista, si dovrà sentire segretario per poter meglio e più responsabilmente contribuire alla causa. Bisognerà fare un grande sforzo di generosità e di responsabilità ogni qualvolta i prevedibili momenti di difficoltà potrebbero indurci a mollare. Parafrasando Napoleone, in guerra si può giustificare la resa soltanto ad un soldato solo e disarmato. Noi siamo tanti e abbiamo le armi giuste!
Allora tutti insieme proiettiamoci verso il futuro, verso un domani in cui ogni cittadino possa
ritrovare le certezze e le garanzie di uno Stato di diritto, un futuro che non dimentichi la storia, la
nostra storia, il lungo e faticoso cammino fatto per garantirci uno Stato democratico e libero, in cui le leggi vengono regolate dalla Carta Costituzionale che non può essere ritenuta un fastidioso
dettaglio o un inutile orpello; un futuro in cui ogni cittadino possa essere parte attiva della vita
dello Stato e si veda, al tempo stesso, riconosciuto il diritto ad essere governato.
E qui vorrei citare le parole di straordinaria attualità che Aldo Moro pronunciò alla
presentazione del I Governo di centro sinistra alla Camera dei Deputati il 12 dicembre 1963
“Il Governo si pone, dunque, nello spirito dei tempi, nel grande movimento che scuote il
mondo teso verso ambiziosi traguardi di libertà, di giustizia e di pace come una forza non di
cristallizzazione sociale, ma di rinnovamento e di progresso. Esso vuole garantire, senza alcuna
rinuncia, la libertà; vuole, nella libertà, dar vita in Italia ad una società più giusta ed umana. Nella
integrità delle istituzioni deve essere realizzato il progresso della nazione e promossa, nella
giustizia e libertà per tutti, l’elevazione dei lavoratori sul terreno economico, sociale e politico….
Il Governo si propone di compiere una vasta ed ordinata azione di rinnovamento delle
strutture dello Stato e della vita sociale; un’azione tendente a dare più libertà a tutti i cittadini
nello sviluppo della vita democratica; una libertà che esprima la partecipazione reale al potere di
quanti nel passato ne furono esclusi o rimasero ai margini della vita dello Stato democratico; una
libertà che non sia solo iniziativa e potere politico, ma coerentemente espressione generalizzata e
concreta di dignità umana e di giusta partecipazione di tutti i cittadini ai beni della vita.”
E’ questo il testamento di Aldo Moro, è questo il modello e l’idea di governo che dobbiamo
perseguire, chiedendo da subito e con forza a Berlusconi di togliere il disturbo, è questo l’obiettivo
che il grande Partito Democratico dovrà assumere come prioritario e che potrà raggiungere con la forza, la partecipazione, l’impegno e la passione di ognuno di noi.
Io sono qui, con orgoglio e rinnovato entusiasmo, per raccogliere e vincere, insieme alla
straordinaria comunità delle donne e dei giovani democratici, insieme a tutti voi, la nuova grande
sfida che ci attende.
Viva il Partito Democratico!

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