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martedì 28 ottobre 2014

Intervento del Consigliere Gianni Rosa sulla questione “San Carlo” di Potenza (Consiglio regionale del 28 Ottobre 2014)

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  Intervento del Consigliere Gianni Rosa sulla questione “San Carlo” di Potenza (Consiglio regionale del 28 Ottobre 2014)
Presidente e Colleghi,
gli avvenimenti che hanno interessato il reparto di cardiochirurgia del San Carlo di Potenza e che, oramai, coinvolgono l’Azienda ospedaliera tutta, stanno dipingendo un quadro a tinte ancora più fosche di quanto si appalesasse all’inizio. Non mi riferisco alla vicenda giudiziaria sulla quale non mi sono espresso prima e, di certo, non lo farò oggi.
Quello cui mi riferisco io riguarda essenzialmente due profili che non fanno onore alla nostra Terra: la mala gestione delle politiche del San Carlo e la mala Politica che si intromette nella gestione del San Carlo.
Mi spiego: da un lato abbiamo la classe dirigente dell’Ospedale potentino che ha dimostrato di non sapere svolgere il compito affidatole, dall’altro una Politica ingorda che, intenta a riscuotere consensi, non ha permesso una gestione ottimale dell’Ospedale.
Sotto il primo profilo, il fallimento della triade direttiva è oramai certificato. Non ho intenzione di addentrarmi, neanche in questo caso, a dire chi possa aver ragione e chi torto. Tuttavia, è chiaro quanto la Dirigenza sia stata incapace di gestire un reparto che era stato, negli anni passati, il fiore all’occhiello dell’Ospedale potentino. Incapace di gestire i medici al suo interno e di dare soluzione alle situazioni conflittuali, soluzioni che sono, o meglio, dovrebbero essere il pane quotidiano di un management esperto.
Il problem solving (tanto per usare un termine inglese, come piace tanto al Presidente Pittella) è l’ABC di un manager che voglia dirsi tale. E invece cosa abbiamo? Un reparto in cui tutti sono contro tutti, in cui il primario nominato dal Direttore generale, a sua volta nominato dalla politica, non è considerato una guida ma un ‘raccomandato’, in cui fa carriera chi non ha titoli ma dà meno fastidio, in cui i medici, con i loro problemi, non vengono ascoltati dalla Dirigenza.
Considerando anche le controdeduzioni della Direzione (controdeduzioni che, a questo punto, mi chiedo perché non dovrebbero essere fatte anche da tutti i soggetti coinvolti?) mi sovvengono solo brevi considerazioni: diamo per certo che né Maruggi, né Mandarino né Pedota sapessero. Diamo fiducia.
Diciamo che gli imput del Dott. Saponara fossero così oscuri da non essere intellegibili. Ci chiediamo, però: è possibile che un medico chiede di parlare con il proprio Direttore generale e quest’ultimo lo snobba? È possibile che il rappresentante legale dell’Ospedale non si preoccupa di avere contezza delle cause in cui è coinvolto l’Ente che rappresenta e firma mandati sulla fiducia? A questo punto ci chiediamo: ma qualcuno, quando si parla di contenzioso, farà una valutazione di opportunità o l’avvocato dell’Ospedale decide in autonomia?
Viste la quantità e la qualità delle cause che vedono coinvolto l’Ospedale San Carlo, dubitiamo che si faccia una reale valutazione. Chissà quanti soldi pubblici spesi in cause perse e quanti in risarcimenti non dovuti. Anche questo rientrerebbe nei compiti della Direzione strategica.
Ma va bene. Andiamo avanti. La Dirigenza sospende il medico intercettato ma non chi ha falsificato il registro operatorio, che, si ricorda è atto pubblico, chi non applica tutte le procedure imposte dalle Circolari ministeriali e dallo stesso Ospedale. Si ricorda a questa Assise che Marraudino non si è dimesso e nessuno ne ha chiesto le dimissioni.
Di più. La triade dirigenziale non sapeva quanto realmente accaduto il 28 maggio 2013, ma non poteva non sapere che, in quel reparto e in tutto il Dipartimento di Alta specialità del Cuore, non venivano effettuati audit preventivi o postoperatori.
Inoltre, perché, con tutta la conflittualità all’interno del reparto, il 3 settembre scorso, a scandalo appena avvenuto, è bandito un avviso pubblico per assunzioni a tempo determinato di Dirigente Medico della Disciplina di Cardiochirurgia? Quale strategia gestionale si nasconde dietro questo avviso se non un balletto di postazioni?
Come affermato anche nella Relazione “l’inserimento di neoassunti … può produrre interferenze negative”. E poi, ce n’è realmente bisogno? Le operazioni cardiochirurgiche sono fortemente in calo, così come l’immigrazione sanitaria. Il reparto ha già un cardiochirurgo che non opera, il Dott. Saponara (cosa che è agevole ricavare dalle numerose cause per demansionamento che questi ha promosso). Anzi, a questo punto, ci si chiede anche perché non sia stato spostato in un altro reparto. E l’Ospedale che fa? Vuole assumere altri cardiochirurghi.
Tutto ciò dimostra solo una cosa: la Dirigenza non era adeguata. Quella messa in campo non è stata una buona gestione. Tutt’altro. È stata fallimentare. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il reparto di cardiochirurgia è stato chiuso. E non è stata neanche una decisione della Dirigenza ma del nuovo Commissario. Segno che, finché si è potuto continuare a ‘vivacchiare’, lo si è fatto a danno dei cittadini, dei pazienti e di quanti operano, nell’ambito ospedaliero, correttamente.
E, purtroppo, Presidente Pittella, non è stato neanche un suo atto. Anche Lei, come la Dirigenza del San Carlo, come il Primario di Cardiochirurgia, ha tirato finché ha potuto. Finché uno scatto d’orgoglio non ha fatto dimettere Maruggi. Lei è complice, nella cattiva gestione dell’Ospedale potentino, al pari degli altri. Ha tentato di ‘vivacchiare’, lasciando che gli eventi decidessero per Lei.
No, Presidente, Lei non si è comportato neanche lontanamente da gladiatore. E stato più che altro un Don Abbondio che chiude gli occhi e fa finta di non vedere. Perché? Forse perché rimuovere qualcuno di quei Dirigenti avrebbe significato riconoscere che la politica, che ha governato e che, senza soluzione di continuità, governa ancora, ha commesso l’errore di averli messi lì a ricoprire ruoli che non erano in grado di gestire. Del resto, il fatto di essere stato nel CdA di una banca non vuol dire per forza essere un buon Direttore generale di un Ospedale.
Le avevamo chiesto di revocare gli incarichi. Le avevamo detto, senza scendere nel merito della vicenda giudiziale, che chi fa operare un chirurgo che smonta dal turno di notte o falsifica un registro operatorio, non è un buon Primario. Le avevamo fatto notare che una Dirigenza che impone un Primario che non è stimato dalla sua equipe, che punisce, a piacere, solo alcuni dei suoi dipendenti e altri no, non è una buona Dirigenza.
Ma no. Ascoltarci sarebbe stato segno di debolezza. Fare marcia indietro non si poteva. Avrebbe voluto dire che la politica non era stata in grado di nominare le persone giuste al posto giusto e che, anche in questo caso, si era trattato solo di spartire poltrone e accontentare questo o quel signorotto. Come non interpretare in questo senso anche la presenza di tre Primari per la stessa specialità di cardiologia? In nessun ospedale esiste una tale anomalia che comporta un dispendio di risorse e una gestione schizofrenica.
Speriamo che la stessa cosa non si verifichi con il Dott. Maglietta, anche se non sappiamo fino a che punto sia opportuno nominare Commissario, che dovrebbe essere figura terza, un ex collega.
Ad ogni buon conto, Presidente, l’unico ‘reato’ che sicuramente è stato compiuto è quello in danno della Comunità lucana: la distruzione del reparto di cardiochirurgia. Questo danno è ascrivibile tanto al gruppo dirigente che non ha saputo gestire al meglio l’Ospedale ma si è fatto imbrigliare dalle logiche di spartizione del potere, quanto alla Politica che su quelle stesse logiche fonda la sua influenza.
E allora, Presidente, questa volta, sia determinante nelle scelte della gestione della Sanità lucana, non chiuda gli occhi: azzeri i vertici, ricollochi i cardiochirurghi in altri reparti e riapra il reparto con nuovi presupposti, faccia prevalere il merito sulla ‘raccomandazione’, non crei incarichi privi di effettive funzioni solo per sistemare questo o quell’amico. I Lucani la ringrazieranno.
Ai medici e agli operatori sanitari, quelli onesti, che hanno lavorato e lavorano sempre con onestà e competenza, che non fanno una questione di orario o di paga, ma di orgoglio e dedizione, va il gravoso compito di risollevare le sorti di quella che aveva tutte le premesse per essere una grande struttura ospedaliera.
Alla politica un consiglio: quando si occupa di medicina e di salute dei cittadini, persegua “come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo” e non il proprio tornaconto, come dovrebbero fare i medici secondo il giuramento d’Ippocrate, che Lei Presidente sicuramente ricorda.
Potenza, 28 ottobre 2014
Gianni Rosa, Capogruppo L.B. / Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
 
 
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