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mercoledì 25 novembre 2015

“Lettera aperta al neo-Assessore all’agricoltura della Regione Basilicata "

“Lettera aperta al neo-Assessore all’agricoltura della Regione Basilicata e ai parlamentari eletti nella Regione Basilicata”
Il settore agricolo-zootecnico della Regione Basilicata sta attraversando una dei momenti più critici dell’ultimo ventennio; crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e del latte: il prezzo del grano in azienda non va oltre le 28 euro/quintale, quello del clementino non supera i 20. Nell’insieme i prezzi degli ortofrutticoli estivi ed autunnali, rispetto all’ultimo quinquennio, hanno subito una flessione stimata di circa il 10%; il prezzo del latte bovino è fermo a 37 centesimi al litro. Per contro le aziende agricole acquistano mezzi tecnici i cui prezzi di mercato nell’ultimo decennio hanno subito un incremento intorno al 15% ( vedi concimi, antiparassitari, macchine ed attrezzi agricoli, tributi consortili, ecc.) Per non parlare poi delle migliaia di tonnellate di produzioni rimaste invendute e marcite nei campi. In termini strettamente economici il potere d’acquisto o potere di scambio dei produttori agricoli e degli allevatori si è ridotto rispetto al 2000 del 30-40% il che ha determinato un accelerazione del processo di abbandono di molte aziende agricole. Gli ultimi dati statistici relativi al numero delle aziende ci dicono che nella sola provincia di Matera si è verificata una contrazione paurosa del numero delle aziende iscritte come ditte alla Camera di Commercio. Se poi a questi dati aggiungiamo quello relativo alle imprese soffocate dai debiti contratti con le banche e quelle con esposizione debitoria con l’equitalia viene a delinearsi un quadro economico produttivo a dir poco allarmante. Sul piano strettamente produttivo il settore agricolo regionale e specificatamente quello metapontino negli ultimi dieci anni ha subito una perdita di ricchezza di circa il 30%. Quindi flessione produttiva sia in termini relativi che in termini assoluti; le conseguenze del disastro sono sotto gli occhi di tutti: aumento della disoccupazione, senilizzazione degli addetti al settore e abbandono di superfici agricole. Le ragioni di fondo che hanno determinato tale stato di fatto vanno si ricercate nella crisi economica generale che investe il mondo occidentale e nella globalizzazione, ma vanno ricercate anche e soprattutto nella mancanza di adeguate politiche agricole regionali e nazionali le quali hanno considerato il comparto agro-zootecnico secondario nel quadro dell’economia complessiva. È necessario quindi riproporre il settore agricolo come settore strategico per il rilancio dell’economia, occupazione e tutela e salvaguardia dell’ambiente. Per questo non può essere eluso il problema della messa in sicurezza del territorio abbandonato a se stesso e come se non bastasse colpito e impoverito dagli eventi alluvionali del 2011 e 2013, per i quali i più gravi danni sono stati subiti dalle aziende agricole, ovvero dai produttori (ai privati danneggiati non è arrivata nemmeno l’ombra dei risarcimenti previsti). In secondo luogo i fondi comunitari previsti per PSR dovranno avere come priorità la Valorizzazione e potenziamento delle aziende agricole che producono beni di qualità destinati all’alimentazione e che assicurano occupazione stabile alle forze giovanili anche attraverso l’adozione di innovazioni tecnologiche finalizzate all’AGRICOLTURA CONSERVATIVA. Va rivisto il rapporto fra settore produttivo agricolo e comparto di trasformazione e commercializzazione: è assurdo che quest’ultimo si appropri di tutto il valore aggiunto delle produzioni agroalimentari. Va ripensato il rapporto fra gli obblighi di legge a cui i produttori agricoli vengono sottoposti e il libero mercato: come può un qualsivoglia produttore agricolo reggere la concorrenza di mercato se è sottoposto soltanto agli obblighi e non è garantito nella vendita dei propri prodotti a prezzi convenienti? In questo senso il Governo nazionale e il Governo regionali hanno poteri per garantire le produzioni, quindi i produttori, ma anche garantire i consumatori da speculazioni economiche e finanziarie. Una riflessione più puntuale richiede l’incidenza dei costi dei servizi collettivi pubblici gestiti direttamente o indirettamente dalla regione Basilicata: i consorzi di bonifica non possono continuare a vessare impunemente migliaia di aziende agricole con canoni fissi e irrigui insostenibili per gli agricoltori! I produttori agricoli non possono attendere anni e anni per realizzare progetti di adattamenti e miglioramenti fondiari a causa di inconcepibili lentezze burocratico - amministrative le cui conseguenze si manifestano in sfiducia verso le istituzioni e i partiti politici, ma anche verso le organizzazioni di categoria. Va cioè riconsiderato in tutti i suoi aspetti il rapporto tra il mondo del lavoro e della produzione e i livelli amministrativi; questi devono essere a disposizione del mondo agricolo e non viceversa! Il Governo regionale, al pari di quello Nazionale, ognuno per le proprie competenze, può svolgere una funzione importante e determinante nel definire una seria programmazione nel conciliare, in una logica di interesse generale e collettivo, gli aspetti della convenienza economica dell’azienda agricola, con quelli occupazionali e sociali, oltre che con quelli del rispetto e salvaguardia dell’ambiente. È opinione diffusa che l’abbandono dell’agricoltura determina l’abbandono dell’ambiente e del territorio. È radicata l’idea che non ci può essere agricoltura senza l’impegno di braccianti e tecnici; così come è convinzione comune quella che i nostri territori, così come nel passato, debbano continuare a produrre cibo sano e di qualità per il fabbisogno interno ed estero. QUESTA E’ PER GLI AGRICOLTORI CHE ADERISCONO AL TAVOLO VERDE BASILICATA IL SIGNIFICATO DI “AGRICOLTURA SOCIALE” Scelte politiche che incentivano indirizzi produttivi verso colture di tipo industriale sono da considerarsi sbagliate e speculative e non già rispondenti alla necessità di crescita e di progresso. Parimenti sono da ritenersi speculativi quegli indirizzi finalizzati a subordinare l’agricoltura al comparto industriale e alla ricerca sperimentale delle multinazionali.  Questi sono soltanto alcuni punti che Tavolo Verde di Basilicata pone all’attenzione delle istituzioni e dei cittadini con l’auspicio che possano costituire una base di riflessione per rilanciare il settore agricolo della nostra regione.

27/11/2015 TAVOLO VERDE BASILICATA

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